Anastomosi bulbo prostatica per via perineale elaborata


Foto Upost
Foto Upost
Foto Rad-1
Foto Rad-1
Foto Rad-2
Foto Rad-2

TECNICA: Incisione perineale ad Y rovesciata : [Foto 1]

Foto 1
Foto 1

Accesso perineale all’uretra bulbo-membranosa: l’uretra bulbare è staccata dai corpi cavernosi [Foto 1a]; il tratto bulbo-membranoso è liberato dalle cicatrici post-traumatiche; la sezione delle aderenze cicatriziali e del residuo centro tendineo del perineo consente la mobilizzazione dell’uretra bulbare prossimale ed un migliore isolamento dello spazio pubo-uretrale [Foto 5].

Foto 1a
Foto 1a
Foto 5
Foto 5

Divaricamento mediano dei due corpi cavernosi  per facilitare l’accesso all’apice prostatico e ridurre la tensione della successiva anastomosi [Foto 6, 7]. Quando si arriva all’isolamento dell’uretra membranosa dall’apice prostatico [Foto 3] si effettua  sezione a tutto spessore dell’uretra membranosa  [Foto 10].

Foto 6
Foto 6
Foto 7
Foto 7
Foto 3
Foto 3
Foto 10
Foto 10

Per via transcistostomica il Cistoscopio Flessibile viene introdotto attraverso il collo vescicale nell’uretra prostatica; seguendo la luce del cistoscopio si incide la cicatrice dalla parte dell’accesso perineale fino a ritrovare il lume uretrale prostatico [Foto 12, 13].

Foto 12
Foto 12
Foto 13
Foto 13

Eversione della mucosa   [Foto  23].

Foto 23
Foto 23

Confezionamento dell’anastomosi bulbo-prostatica dopo resezione del tessuto cicatriziale e spatolamento dei due monconi uretrali  [Foto 16, 17]. Gel emostatico a copertura dell’anastomosi [Foto 20].

Foto 16
Foto 16
Foto 17
Foto 17
Foto 20
Foto 20

TEMPO DI ESECUZIONE: Circa 3-5 h

TERAPIA: terapia antibiotica mirata in caso di urinocoltura positiva; antibioticoprofilassi con cefalosporina di III generazione in caso di uricocoltura negativa.

GESTIONE PAZIENTE: il paziente deve rimanere a letto per 3 giorni con ghiaccio sul perineo.  Dimissioni in 4° giornata postoperatoria.

MEDICAZIONI: La ferita perineale può essere pulita con acqua e sapone neutro. Tra catetere e meato escono delle secrezioni-incrostazioni che vanno pulite più volte al giorno. Si consiglia di utilizzare  acqua o soluzione fisiologica su una garza per pulire il  catetere.

URETROCISTOGRAFIA MINZIONALE: Importante effettuare l’uretrocisografia minzionale di controllo, a 30 giorni dall’intervento chirurgico [Foto Rad2, Rad6], per verificare se ci sono fistole. La percentuale di fistola uretrale insorta dopo uretroplastica posteriore, effettuate nel Centro Uretra Arezzo, è il 10%. Tutte le fistole uretrali sono state risolte mediante il posizionamento di catetere uretrale per ulteriori 10 o 15 o 20 giorni, a seconda dell’entità della fistola.

Dopo la rimozione del catetere la cistostomia viene mantenuta ancora in sede, chiusa, per altri 15 giorni. Se nei 15 giorni il paziente urina bene, verrà rimossa la cistostomia.

COMPLICANZE: sanguinamento <2%, infezione <2%.

PERCENTUALE DI SUCCESSO CENTRO URETRA AREZZO: Casistica Centro Uretra, aggiornata al 30/06/2015. Effettuate 179 uretroplastiche posteriori.  Percentuale di successo 92.1%.

CENTRO URETRA IN ITALIA: è possibile effetuare una Visita con il Dr. Palminteri o la Dr.ssa Berdondini presso una delle principali sedi: Arezzo, Torino, Milano, Modena, Roma, Napoli, Reggio Calabria, Bari, Brindisi, Palermo, Catania, Messina, Trapani.

Il Centro si avvale anche di una rete di colleghi distribuiti sul territorio nazionale e che collaborano con la Sede Centrale. I servizi del Centro coprono pertanto tutto il territorio nazionale, in particolare le seguenti sedi: Sicilia (Catania, Palermo, Messina, Trapani), Basilicata (Matera), Calabria (Reggio Calabria, Cosenza, Catanzaro), Puglia (Bari, Brindisi, Foggia, Lecce, Taranto),Campania (Napoli, Salerno, Caserta), Abruzzo (L’Aquila, Chieti, Pescara), Lazio (Roma, Viterbo, Latina), Marche (Ancona, Pesaro-Urbino), Umbria (Perugia), Toscana (Arezzo, Firenze, Livorno), Emilia Romagna (Bologna, Ravenna, Rimini, Forlì Cesena, Ferrara, Modena), Liguria (Genova, Imperia, Savona), Piemonte (Torino, Vercelli, Cuneo), Valle d’Aosta (Aosta),Veneto (Verona, Venezia, Treviso, Rovigo, Padova), Lombardia (Milano, Bergamo, Brescia, Como, Sondrio, Varese), Trentino (Bolzano,Trento), Friuli (Trieste, Udine).

 

Terapia della Stenosi uretrale peniena

Algoritmo per il trattamento della stenosi uretrale peniena :

  • Stenosi non obliterativa con piatto uretrale utilizzabile :uretroplastica in tempo unico di ampliamento dorsale (con innesti)
  • Stenosi obliterativa con piatto uretrale inutilizzabile: uretroplastica stadiata (con o senza innesti dorsali)

La scelta della tecnica chirurgica ricostruttiva si basa sull’etiologia della stenosi e sulle condizioni del piatto uretrale e dei tessuti penieni. In presenza di un pene normale con cute, dartos e piatto uretrale validi ai fini di una ricostruzione (ad es. stenosi ischemiche) si preferisce effettuare uretroplastiche in tempo unico. Al contrario, in presenza di un pene anomalo con cute, dartos e, soprattutto, piatto uretrale inutilizzabili ai fini ricostruttivi (ad es. stenosi da lichen sclerosus o dopo chirurgia ipospadica), è consigliabile ricorrere alla chirurgia stadiata di salvataggio.

Le tecniche in tempo unico consistono nell’ampliamento dell’uretra con una “toppa” di tessuto di sostituzione. L’ampliamento uretrale ventrale, tramite lembi peduncolati cutanei penieni, ha lasciato progressivamente il posto all’impiego degli innesti che sono facili da prelevare e con poche complicanze. L’uso dei lembi, invece prevede un training più lungo ed un maggiore rischio di complicanze urinarie, sessuali ed estetiche dovute alla crescita di peli nella neouretra, diverticoli uretrali, fistole, necrosi cutanee, cicatrici retraenti, corda e rotazione peniena. L’ampliamento uretrale dorsale, tramite innesti di mucosa buccale o cute prepuziale è il più diffuso ed utilizzato. Diversamente dal tratto bulbare, nell’uretra peniena gli innesti non vengono impiegati ventralmente in quanto riceverebbero scarso supporto dall’esile parete spongiosa.

La dissezione chirurgica, evitando di interferire con il supporto neurovascolare, dovrà rispettare lo stato del pene e non mettere a rischio la funzione sessuale.

Le tecniche di sostituzione uretrale circonferenziale con “neo-tubuli” di tessuti sostitutivi che tendono al collassamento sono cadute in disuso, poiché non supportati dalla parete uretrale originaria. In presenza della necessità di sostituire circonferenzialmente interi tratti dell’uretra è consigliabile ricorrere alla chirurgia stadiata.

La resezione e anastomosi termino-terminale è una procedura controindicata nel segmento penieno perché la scarsa possibilità di mobilizzazione dei monconi uretrali determina un alto rischio di recidiva ischemica della stenosi ed una corda uretrale che potrebbe ostacolare l’erezione .

Le tecniche stadiate consistono nella marsupializzazione dell’uretra alla cute circostante e nella successiva ritubularizzazione senza (tecnica sec. Johanson) o con l’ausilio di innesti. In presenza di un’uretra totalmente inutilizzabile, può essere giustificata la sua completa rimozione e sostituzione con un innesto che ricrea ex-novo un neo-piatto uretrale (tecnica sec. Bracka); nella tappa chirurgica finale, il neo-piatto uretrale verrà ritubularizzato consentendo una soddisfacente ricostruzione del meato e del glande nei casi che coinvolgono il segmento uretrale più distale.

Come detto in precedenza, la chirurgia stadiata trova una particolare applicazione nelle stenosi da lichen sclerosus o dopo chirurgia ipospadica in cui il canale risulta spesso completamente obliterato e fibrotico,  mentre la cute ed il dartos sono scarsi e coinvolti dalla sclerosi lichenoide o dalle cicatrici dei pregressi interventi.

Dilatazioni per stenosi dell’uretra peniena: è d’obbligo, al giorno d’oggi, abbandonare questa procedura che causa solo un peggioramento delle condizioni dell’uretra, lacerando il tessuto uretrale e determinando, nel tempo, un aumento della lunghezza della stenosi stessa. Le dilatazioni causano, inoltre, aumento delle infiammazioni ed infezioni urinarie. Le dilatazioni hanno dimostrato percentuale di successo della risoluzione della stenosi pari a 0%.

Uretrotomia endoscopica per stenosi dell’uretra peniena : non ci sono indicazioni per l’uretrotomia nella stenosi (corta o lunga) dell’uretra peniena –> la percentuale di successo dell’uretrotomia per la stenosi dell’uretra peniena è 0%.

Posizionamento di stent uretrale  per stenosi dell’uretra peniena:  è d’obbligo, al giorno d’oggi, abbandonare questa procedura, che causa nel tempo (mesi o pochi anni) la distruzione completa del tessuto uretrale, trasformandolo in tessuto cicatriziale e determinando un aumento della stenosi. La rimozione dello stent risulta molto complessa e molte volte è necessario asportare l’uretra con lo stent in toto.

Chirurgia a cielo aperto per stenosi dell’uretra peniena: l’uretroplastica è la soluzione per la stenosi dell’uretra peniena: le varie tecniche chirurgiche hanno una percentuale di successo che varia da 98% a 75%.

Terapia della Stenosi uretrale bulbare

Vi presentiamo alcune informazioni di massima utilità per capire la terapia giusta della stenosi uretrale bulbare.

 

Algoritmo per le stenosi dell’uretra bulbare

  • Stenosi corta ( < 1 cm), non obliterativa, “vergine”: Uretrotomia endoscopica (Successo 40-70%)
  • Stenosi obliterativa: uretroplastica anastomotica con o senza innesti (Successo >95%)
  • Stenosi non obliterativa corta (<2cm) o lunga (>2 cm) : uretroplastica di ampliamento dorsale o ventrale con innesti (Successo >90%)
  • Stenosi lunga, con piatto uretrale inutilizzabile: uretroplastica stadiata con o senza innesti (Successo 80%)

La letteratura riporta una percentuale di successo dell’Uretrotomia endoscopica sec. Sachse di circa il 70% nei restringimenti bulbari vergini, non-obliterativi e corti, rendendo plausibile un suo impiego in casi selezionati. Tuttavia recenti studi sui costi-benefici dell’uretroplastica comparati con le dilatazioni e l’uretrotomia hanno evidenziato che non c’è nessun vantaggio nel fare più di una uretrotomia prima di procedere ad un’uretroplastica; anzi in stenosi, vergini anche se significative, l’uretroplastica primaria rappresenta il trattamento migliore.

Fino ad oggi il gold standard per le stenosi bulbari corte (< 2 cm) obliterative o non-obliterative era la resezione ed anastomosi termino-terminale.

Quest’ultima è stata considerata la tecnica con la più alta percentuale di successo (> 95%) e che tende a perdurare nel tempo perché non impiega tessuti estranei all’uretra. L’opinione crescente dei chirurghi ricostruttivi dell’uretra, è che l’anastomosi termino-terminale causa un danno importante nella vascolarizzazione dell’uretra. Dagli studi effettuati risulta, infatti, che l’anastomosi termino-terminale può essere causa di complicanze sessuali (deficit erettile, alterazioni della sensibilità del glande, corda uretrale, curvatura del pene) : la nuova tendenza è quella di effettuare l’anastomosi termino-terminale solo nelle stenosi obliterative, mentre per le stenosi non-obliterative il gold standard è rappresentato dall’uretroplastica di ampliamento con un’innesto-toppa (il cosiddetto “patch-graft”), con una percentuale di successo >90%.

I risultati delle procedure ventrali e dorsali sono similari e la scelta dipenderà dalla familiarità del chirurgo con una piuttosto che con un’altra tecnica. Tuttavia, nel tratto bulbare prossimale l’ampliamento ventrale sembra tecnicamente più facile e meno aggressivo.

La facilità di prelievo e gli eccellenti risultati della MB hanno ridotto notevolmente l’impiego dei lembi peduncolati nella ricostruzioni bulbari.

Nelle stenosi bulbari prossimali a ridosso dell’uretra membranosa il trattamento chirurgico può causare un indebolimento del complesso sfinterico distale: il paziente deve quindi essere informato che un’eventuale futura chirurgia prostatica con compromissione dello sfintere prossimale residuo (collo vescicale) potrebbe essere causa di incontinenza.

Dilatazioni per stenosi dell’uretra bulbare è d’obbligo, al giorno d’oggi, abbandonare questa procedura che causa solo un peggioramento delle condizioni dell’uretra, lacerando il tessuto uretrale e determinando, nel tempo, un aumento della lunghezza della stenosi stessa. Le dilatazioni causano, inoltre, aumento delle infiammazioni ed infezioni urinarie. Le dilatazioni hanno dimostrato percentuale di successo della risoluzione della stenosi pari a 0%.


Uretrotomia endoscopica per stenosi dell’uretra bulbare:  deve essere effettuata esclusivamente per una stenosi primaria (mai trattate), corta (< 1 cm), dell’uretra bulbare. La prima uretrotomia ha percentuale di successo che varia da 40-70%. La seconda uretrotomia ha percentuale di successo pari a 0%, per cui le uretrotomie ripetute non vanno effettuate, anche perché causano un aumento della spongiofibrosi dell’uretra.


Posizionamento di stent uretrale per stenosi dell’uretra bulbare:  è d’obbligo, al giorno d’oggi, abbandonare questa procedura, che causa nel tempo (mesi o pochi anni) la distruzione completa del tessuto uretrale, trasformandolo in tessuto cicatriziale e determinando un aumento della stenosi. La rimozione dello stent risulta molto complessa e molte volte è necessario asportare l’uretra con lo stent in toto.


Chirurgia a cielo aperto per stenosi dell’uretra bulbare: l’uretroplastica è la soluzione per la stenosi dell’uretra bulbare: le varie tecniche chirurgiche hanno una percentuale di successo che varia da 80 a 95%.